La storia si ripete due volte, diceva qualcuno.

Ma se la prima era già farsa, la seconda cosa sarà?

E così dopo la fuga in massa da Milano nei primi giorni dell’emergenza Coronavirus, adesso assistiamo alla fuga dalla Calabria.

In una fase 5 (o 6 o 7, abbiamo perso il conto) in cui la zona rossa è stata proclamata nella nostra regione.

Una regione ad alto rischio non per l’alto numero di contagi, ma per il basso numero di posti letto.

E dunque dalla Calabria si scappa, niente di nuovo d’altra parte.

Solo stavolta in tutta fretta e con la paura che fa 90.

Davanti ad una realtà che viene fuori in tutta la sua tragicità: un sistema sanitario smantellato negli anni e non potenziato nella pausa che il Coronavirus ci ha concesso quest’estate.

Noi bravi ad indignarci per il corto di Muccino e non per le terapie intensive sottodimensionate.

Levata di scudi per lo spot di Easyjet e nemmeno una parola sul sacco della nostra sanità.

E altro non ci resta da fare che scappare, per 200 contagi al giorno, più o meno quanto un condominio di Milano.