Quando si dice “le cose giuste”.

Quando uno ci tiene alle tradizioni.

Quei gesti che nel tempo diventano anche scaramantici, viatico per un viaggio in tranquillità.

Come i buona fortuna, gli andrà tutto bene, i ‘nto culu

Già, la risposta classica al casello di ogni automobilista che si rispetti.

Quel “grazie e arrivederci” dopo il pagamento del pedaggio cui segue l’immancabile espressione calabrese.

Quell’amarezza per i 20 euro e passa di pagamento che si stempera tutto in quel ‘Nto culu! A non rivederci mai più.

Capita, però, a volte che sei sovrappensiero, che i tuoi compagni di viaggio ti distraggano, che la stanchezza ti tiri un brutto scherzo.

E allora dimentichi di salutare come si deve la cassa automatica che ormai sostituisce il casellante.

Te ne accorgi dopo, quando hai ormai ingranato la quarta, quando indietro non si può più tornare.

Eh no! Tu a quel gesto ci tenevi, adesso ti senti svuotato, preso in giro, hai pagato 32 euro e neanche una reazione.

Che uomo sei?

Così prendi e torni indietro, poco importa se dovrai fare 100 chilometri e ripagare pure altri cinque euro di pedaggio. Tu non lasci nulla di impunito.

La cassa automatica quel ‘nto culu se lo merita tutto, ne va del tuo orgoglio e del tuo onore.

È una tradizione ormai decennale dei fuorisede calabresi e chi sei tu per non rispettarla, per infrangerla?!

E poco importa se arriverai a casa un’ora dopo, se abbraccerai i tuoi più tardi, i lavori vanno portati a termine.

Dunque, torni indietro al primo svincolo, ri-superi il casello, ti rigiri, riprendi l’autostrada verso sud, arrivi di nuovo al casello, paghi, attendi l’esito della transazione, respiri profondamente, aspetti il grazie e arrivederci e infine urli: ‘NTO CULU FORTI!

Ora hai rimesso a posto le cose, si sono riallineati i pianeti.

Ora puoi tornare in Calabria tranquillo.