È pesantissimo l’odierno bilancio della clausura forzata per il coronavirus in Calabria.

Gran beoni costretti a casa da uno sciocco virus che tenta di modificare le abitudini di vita dei calabresi.

A una simile provocazione alcuni compari rispondono con un fragoroso “NO” e contrastano il male con lo strumento più efficace a disposizione, per mantenere il fisico robusto e la psiche felice: l’abbuffata.

Spudorata, maleducata, eccessiva. Accompagnata da continue bicchierate di vini rese oscene dai brindisi.

Alcuni “Mr. quintale” della regione hanno purtroppo passato il limite, finendo a intasare gli ospedali calabresi per sbronza patologica o per  indigestione da curare a botte di “sturi ‘e Coca Cola” (con inevitabili conseguenze in termini di decoro urbano).

L’appello che ci sentiamo di rivolgere ai calabresi è: restate a casa, ma chianu cu vinu e spisa!