I matrimoni calabresi, è risaputo, sono roba per stomaci forti. E non ci riferiamo soltanto al cibo.
Quello, ovviamente, è una parte importante – forse la principale – del rito, ma è tutta la cerimonia a rappresentare uno sforzo fisico e mentale paragonabile ad un’Olimpiade.
Ci riferiamo alla preparazione d’abito, ai rapporti sociali da dover intrattenere, ai balli iniziali e finali, il tutto annaffiato da ettolitri di vino e condito dalle mille salse e spezie della cucina calabrese.
E poi gli invitati: parenti cui dover fare buon viso a cattivo gioco, compagni di classe che non vedi dai tempi del liceo, cugini di sesto grado che ti chiamano ancora col soprannome che avevi da bambino.
Peccato che adesso hai 38 anni e tre figli.
In ogni caso, tanti, tantissimi, forse troppi, invitati.
Tanti che per un positivo ad un matrimonio nel catanzarese, è stato necessario mettere in quarantena tutta la Calabria.
Succede anche questo in tempi di Coronavirus: che si fa prima a dichiarare zona rossa un’intera regione che a rintracciare tutti gli invitati e i loro contatti.
Dunque tutti in quarantena precauzionale e, ovviamente, lunga vita agli sposi!