Un amico all’ospedale? Meglio di un’assicurazione sanitaria!

Soprattutto se vivi in Calabria, terra per eccellenza del “Virimu cu ‘canuscimu o’ ‘spitali”.

Vediamo chi conosciamo che lavora in ospedale.

E lì a salire d’importanza: infermieri, medici, personale amministrativo, primari.

Più alto è il ruolo, maggiore sarà la copertura della polizza.

Saltare file, ottenere un posto letto, farsi operare prima.

È tutto un balletto di conoscenze e raccomandazioni.

E la stessa cosa potrebbe valere per il Covid.

Dal “saremo costretti (chi intubare) a scegliere in base all’età” allo “sceglieremo in base alla raccomandazione”.

Un sovraffollamento dei nosocomi che potrebbe presto portare a dolorose scelte tra i pazienti ricoverati.

Sceglieremo chi curare in base alla conoscenza.

E via col tam-tam di telefonate: “Conosco uno a radiologia”, “Pino, vedi che c’è mio zio ricoverato”, “Me la vedo io per tuo nonno, in che stanza è?”

Perché, forse, bisognerebbe fare come nei concorsi pubblici, in Calabria: buste anonime e ai pazienti viene assegnato un numero di codice.

Senza nome e cognome, senza possibilità di identificazione.

Mentre, invece, ogni giorno è il solito mercato di “A cu’ canuscimu?”

E come recita il detto: Maru cu’ non canusci a nuddu!