La notizia è di quelle strapositive per tutti, tranne forse per i deboli di stomaco.

Italo annuncia l’attivazione del collegamento Torino-Reggio Calabria.

Chiaramente stiamo parlando dell’Alta Velocità che finalmente arriva nella punta dello Stivale.

Treni che proveranno a spezzare l’isolamento geografico della nostra regione e a garantire quella tanto decantata continuità territoriale.

Bellissima notizia per tutti, dicevamo, tranne forse che per i deboli di stomaco. Appunto.

Sì, perché, superata Salerno – ma soprattutto dopo Paola – i treni ad alta velocità iniziano a traballare pesantemente.

Ondeggiano in stile lavatrice impazzita, pare, per via dei binari non proprio di ultima generazione.

Niente di pericoloso, sia chiaro, soltanto un senso di sballottolamento che dura più di due ore e che ci fa scendere al convoglio come se fossimo stati centrifugati.

Non sono pochi i casi di passeggeri che rimettono durante il tragitto e di quelli che baciano a terra – stile Papà – una volta arrivati a destinazione.

Un senso di malessere e quasi di jet lag che accompagna i più sensibili per diverse ore dopo l’arrivo.

Il mal di treno, si potrebbe dire, parafrasando il mal di mare. E i sintomi sono in effetti molto simili.

Ben venga, dunque, l’Alta Velocità in Calabria. Nessuno si permette di sputarci sopra.

Ma arrivino prima o poi anche gli adeguamenti infrastrutturali. Perché dopo la concessione, non sia necessaria anche la solita retorica rassegnata dell’ “Anzi che ce l’hanno portata”. In modo che i passeggeri calabresi possano godersi in tranquillità il viaggio, come fanno già lombardi ed emiliani.