Ci sarebbe il più banale degli scambi di persona all’origine della rissa che ha animato il primo vero sabato sera della Fase 2 a Reggio Calabria.

“Tu non sai cu sugnu ieu”

“E calati a mascherina, pezzo di m***!”

Visi coperti da mascherine e, dunque, irriconoscibili.

Mancanze di rispetto da punire con il sangue.

“Sono io, Peppe, non mi riconosci?!”

“Peppe cui?”

Intanto volano le prime spinte, neanche il tempo di farsi vedere in faccia e identificarsi.

Tanta è la foga e i testosteroni da sfoggiare.

In breve si accende il parapiglia. Tutti a debita distanza di sicurezza, ma a portata di calci e correttamente protetti dalle mascherine.

Intanto la scazzottata va avanti e nessuno ha capito chi ce l’ha con chi, chi sta menando tu.

“È Peppe, l’amico di Mario, di Sbarre”.

Le paroline magiche che calmano gli animi di tutti. Un attimo, identifichiamoci.

“Ah, sei tu!”

“Sì, sono io, coglione!”

E giù abbracci fraterni e pacche sulle spalle.

Era meglio prima, però, a menarsi con le mascherine. Piuttosto che ad abbracciarsi senza.