“Qua avevamo preso altri accordi! Cu su ‘sti fitusi?

É furioso ‘mpare Mico, corrispondente della ‘ndrangheta dal Piemonte. Qualche balordo si è spacciato per ‘ndranghetista e sfruttando il buon nome della cosca ha chiesto il pizzo ai negozianti della zona.

“Manderemo gli ispettori a Torino, una cosa del genere non deve assolutamente esistere!

Negozio dopo negozio, in gruppetti di tre o quattro persone, si sono presentati ai commercianti chiedendo un pagamento mensile in cambio di protezione.

In perfetto stile mafioso. Peccato che mafiosi, in realtà, non erano.

“Hanno cercato di sfruttare il nostro nome e la nostra posizione”, tuona ancora compare Mico.

“Non erano dei nostri, in quella zona abbiamo varie situazioni e altri accordi. Chiariremo tutto all’Ispettorato del Taglieggiamento e puniremo i responsabili. Ve lo assicuro!”

Una situazione ambigua e dai contorni poco definiti, insomma, che riaccende un interrogativo mai risolto: c’è mafia nella mafia?

Non è dato sapere, anche se in questo caso, quello che è certo, è che qualcuno la mafia per la prima volta l’ha truffata…