L’arbitro alza le braccia al cielo: è finita!

Anche stavolta, anche questo strazio, è terminato.

Con la stessa copertura mediatica di Eden, reality scozzese in cui i concorrenti sono stati abbandonati per 7 mesi in mezzo al nulla dopo la sospensione del programma, si sono concluse – per fortuna – le Elezioni Regionali calabresi.

Termina con una vittoria a mani basse della candidata di centrodestra Jole Santelli, una delle tornate più surreali – e ce ne vuole – degli ultimi anni.

Ma adesso facciamo un passo indietro e ricostruiamo tutti i passaggi che hanno portato all’affermazione della pasionaria cosentina, da anni residente a Roma.

Pronti, via e nel centrodestra sono tutti d’accordo: dopo l’esperienza terrificante di Scopelliti, non candidiamo nessuno di Reggio.

Ed è subito un’appassionante lotta a tre tra Abramo, non il personaggio biblico anche se per militanza politica ci siamo quasi, Occhiuto, famoso per aver fatto di Cosenza la Valencia del fiume Crati, e Jole Santelli, nota per , insomma distintasi per , sì proprio lei: quella che sosteneva che l’Isis fosse una compagnia telefonica spagnola.

Che era più o meno la stessa conoscenza che fino a 5 anni fa avevano i leghisti della Calabria. Lega che fa il pieno delle piazze, ma raccoglie anche tante contestazioni, grazie al suo carismatico leader Salvini.

Lega che chiude la sua campagna elettorale a Reggio Calabria con Calderoli (il quale riceve in dono anche una felpa della Reggina), e qualcuno sperava di morire prima di vedere questo momento.

Nel centrosinistra non va meglio e mentre una squadra speciale del Pd, coadiuvata da personale specializzato della Asp di Catanzaro, preleva nottetempo un delirante Oliverio dalla Cittadella di Germaneto (“Mi ricandido!” “Abbiamo fatto un lavoro eccellente!” “Ci ho scritto anche un libro”), parte la caccia al candidato che possa accettare meglio la sconfitta.

Il profilo ricercato è quello di un personaggio che ha già una vita di successo, cui serenamente ritornare una volta incassata la sonora batosta elettorale.

Dopo aver offerto la candidatura a Bezos, Tiziano Ferro e Cristiano Ronaldo, la scelta cade infine su Pippo Callipo, il quale accetta la proposta di Zingaretti promettendo di aprire il Consiglio Regionale come una scatoletta di tonno.

Piccolo particolare: ci siamo dimenticati di fare le tanto decantate Primarie. Va beh, ma che sarà mai!

Nel frattempo, nelle segrete stanze dei Cinque Stelle (la diretta streaming è saltata da molto tempo ormai), si consuma uno psicodramma.

Il Movimento, primo partito in Calabria alle elezioni politiche del 2018, rischia di affondare in una sconfitta di proporzioni bibliche complici discutibili scelte della leadership nazionale e un’atavica inconsistenza a livello locale e amministrativo.

Leggenda narra che la scelta del candidato sia avvenuta in modo completamente casuale durante una riunione a Cosenza. Qui un attivista, complimentandosi per il caffè servito e chiedendo di che marca fosse, si è sentito rispondere “Il migliore, ovviamente Aiello!” Caso ha voluto che in quel momento stessero rientrando dalla pausa gli altri componenti del gruppo direttivo, tra cui Francesco Aiello, e che questo sia stato insignito – suo malgrado – del ruolo di candidato del Movimento.

Ripescato dopo il fallimento della Parmalat, il quarto candidato era nientepopodimeno che Carlo Tansi.

Esponente della società civile, destinatario del voto di opinione, uomo legalitario e integerrimo distintosi nella gestione della Protezione civile calabrese, Tansi aveva tutte le carte in regola per… fallire.

Dopo anni di clientela, adesso te ne esci col voto di opinione e la società civile.

Allora vuoi perdere. Dillo!

Incassata una sconfitta, abbastanza prevedibile, Carlo la prende bene sui social e come un qualsiasi cinquantenne no-vax se la prende con i poteri forti e le scie chimiche.

Bene così!

“Sic Tansi gloria mundi”

E mentre Tansi e Aiello, faticano ad arrivare insieme in doppia cifra, sulle reti nazionali si consuma lo psicodramma definitivo.

Durante il suo programma Non è la D’Urso, la Barbarona nazionale interrompe ogni dieci minuti la diretta per aggiornarci sull’esito delle Elezioni regionali… emiliane.

Già perché neppure lei che si accolla tutti i casi umani nazionali e internazionali, si azzarda a farsi carico della Calabria.

E questo la dice tutta sulla condizione della nostra Regione.

Della serie: la Calabria chi?

Intanto al quartier generale della Santelli a Lamezia (città scelta per non indispettire l’elettorato di Reggio, quello di Catanzaro, quello di Cosenza, quello di Crotone, e pure quello di Messina) si inizia a festeggiare sulle note di Alan Sorrenti prima  e di Mimmo Cavallaro dopo

Uno spettacolo disarmante che ricorda i festeggiamenti sui ponti delle crociere mentre le navi affondano.

È tutto finito? Quasi!

Ma in fondo è un angoscia e un pensiero per pochi: il 55% dei calabresi ha pensato di fottersene bellamente delle elezioni regionali.

Vuoi perché sfiduciati dalla politica, l’ultima volta il compare candidato aveva promesso loro il posto di lavoro e poi si è rimangiato la parola, vuoi perché vivono fuori e scendere per votare è proprio da sfigati.

Si sa che le elezioni, nella scala delle priorità dei fuorisede, vengono dopo il Natale, i bagni a mare, il matrimonio del terzo cugino e la gravidanza della cagnolina di famiglia.

Poco male, tanto il risultato elettorale era scontato: l’alternanza è una delle certezza di una regione sottosviluppata e inamministrabile come la Calabria.

Prendiamo le cose positive: abbiamo il primo Governatore donna della storia della Calabria.

Una donna forte che… non l’ha data a Berlusconi.

Che dire altro?

Buon lavoro a lei e buona fortuna a noi!