Ancora le Iene in Calabria, ancora per un caso di malasanità.

Ne dobbiamo dare atto alla trasmissione di Mediaset: i riflettori sulla nostra regione li ha tenuti accesi anche in tempi non sospetti, in periodi lontani dall’emergenza sanitaria che stiamo vivendo in questi giorni.

Infiltrazioni mafiose, costi di gestione alle stelle e strutture fatiscenti, le Iene non si sono mai tirate indietro.

Tanto che qualcuno ha suggerito loro di aprire una vera e propria sede regionale in Calabria.

Ieri l’ennesimo servizio: a che punto sono i lavori di potenziamento Covid degli ospedali di Reggio e Gioia Tauro?

La risposta, se vivete da queste parti, la potete immaginare voi stessi: in un punto morto.

Già, perché tra scaricabarile continui e spalle alzate, l’unico cantiere aperto è quello del GOM di Reggio Calabria: 6 nuovi posti letto in terapia intensiva realizzati con dei fondi economali interni.

E i soldi del piano Covid? E quelli del Governo e dell’Europa? Fermi, rimpallati di ufficio in ufficio, bloccati, quando non definitivamente persi.

Tra senso di impotenza e vampate di rabbia assistiamo alle scorrazzate dell’inviato delle Iene tra Reggio, Gioia Tauro e Germaneto, tutte senza esito.

“Domani apriamo” “Poi vediamo” “Non è compito nostro” “Abbiamo scritto alla Regione e non ci ha risposto”.

Intanto la pandemia avanza e la regione, con poche centinaia di casi a settimana, continua a essere zona rossa.

Lo è per mancanza di posti letto e laboratori dove processare i tamponi, prima che per i numeri.

La ciliegina sulla torta, poi, è l’ospedale di Gioia Tauro: due piani nuovi di zecca, pronti all’apertura e dentro nessun operatore sanitario.

“Ma dove sono tutti?” si chiede la Iena.

“Manca personale. Qua non c’è nessuno”, risponde il medico di guardia.

In una scena che sembra provenire da Marte. Mentre fuori è tutto emergenza rossa, dentro l’ospedale regna una calma surreale.

“Domani apriamo”, assicura un ben informato.

Questo eterno domani calabrese.

Mentre fuori, intanto, prende vita una pacifica protesta, barlume di speranza per i calabresi onesti, nella piana di Gioia Tauro 300.000 persone vivono senza un ospedale.

Si corre al Gom per qualsiasi emergenza.

Chissà se tra le tante ipotesi, ci hanno pensato di fare un ospedale dell’ospedale di Gioia.

E chissà se questa pandemia, sarà il colpo di grazia o quello di svolta per la nostra sanità.

Ci pensa la camicia di Spirlì, sul finale del servizio a farci ritornare un mezzo sorriso.

Una risata amara, in un mare di impotenza e rabbia.