Un Natale stranissimo, comunque vada.

È quello che ci apprestiamo a vivere nel 2020, ai tempi del Covid.

Un Natale da vivere tra stretti familiari, tra le mura domestiche, evitando pranzi allargati e festeggiamenti di ogni sorta.

Un Natale così strano, e così rischioso, che ha addirittura portato molti fuorisede calabresi a rimanere nelle città di adozione.

E se non rientrano a casa i fuorisede, la situazione allora è davvero grave.

Eh sì, perché ci aspettano delle festività senza i consueti abbracci, i cin cin, le battute dello zio (“Sta futt*** a Roma?), le fucilate dal balcone e le scozzettate ai cuginetti.

Un Natale senza giocate a carte, risse e accoltellamenti.

Insomma, in tre parole, un Natale non calabrese.

Ci abitueremo a tutto questo? Lo sopporteremo?

Più no che sì, ma abbiamo poco da fare.

Torneremo a picchiarci più forte, l’anno prossimo, si spera.

E ce le daremo di santa ragione, parafrasando le mamme calabresi: “Con tutti gli arretrati”.