I campanilismi, quelli sentiti.

Quelli costruttivi e con poco risentimento.

Quelli che fanno crescere armoniosamente un territorio.

Io sono famoso per una cosa, tu fai meglio un’altra e a beneficiarne è tutta la regione.

Bello, bellissimo, ma non proprio il caso della Calabria.

La Regione madre dei campanilismi e del ‘mio è molto meglio del tuo’. Anzi, se mi fai il favore di fallire è ancora meglio!

Succede, qui, dunque, che un bambino nasca in una provincia diversa da quella dei parenti materni e scoppi il putiferio.

Galeotta fu una gita fuori porta, la classica passeggiata sulla jonica, complice il clima mite.

La ragazza – reggina – in dolce attesa che si reca col marito a far visita ai parenti di lui a Guardavalle Marina.

Mancano due settimane al parto ipotizzato, ma il piccolo ha fretta di uscire.

Forse complice il viaggio, la lunga traversata della 106 e il neo-calabrese inizia a bussare.

La situazione precipita in breve e la ragazza è accompagnata all’ospedale di Catanzaro, dove dà alla luce un fagottino di tre chili e mezzo.

Tutto bene, tutto bello, tutto magico… fino all’arrivo dei parenti di lei.

“Lo avete fatto nascere a Catanzaro! Ma come vi siete permessi! Ora avrà per sempre questa città sulla carta di identità e sul codice fiscale!”

I campanilismi, quelli belli! Lo dicevamo all’inizio.

Tanto sentiti da far partire una rissa tra congiunti fino al terzo grado.

Un royal rumble che è stato probabilmente il chiarimento finale di chissà quante annose discussioni.

Un momento di sfogo necessario per ripartire con serenità, per riportare l’armonia in famiglia.

Schiaffi e pugni che diventano abbracci e inviti a pranzo!

Perché c’è pur sempre da festeggiare una nascita!

Il bambino nato a Catanzaro da una mamma reggina.

Che sia l’inizio di un compromesso storico?

Intanto benvenuto al mondo in questa regione un poco rissosa, ma con tanto cuore.