Ha appena finito di acquisire gli atti direttamente in struttura, il procuratore di Reggio Calabria.

Un malloppo di cartelle cliniche e testimonianze su quello che potrebbe rivelarsi un vero e proprio terremoto per la sanità calabrese.

Un caso partito dalla segnalazione di un paziente curato presso l’ospedale di Reggio.

“Sono stato trattato coi guanti, nei tempi e con i protocolli previsti”.

Una testimonianza che fa raggelare il sangue ai tanti ormai abituati ai normali casi di malasanità.

Invece, ecco un caso di normale sanità.

Entri, ti curano, informano i parenti, ti dimettono.

Senza errori, senza superficialità, senza farti aspettare ore (o settimane, a seconda della situazione), senza trincerarsi dietro porte chiuse e nessun bollettino medico neanche per i più stretti congiunti.

Roba da matti!

E così scatta l’inchiesta.

Meritata, giusta, legittima.

Perché non è giusto e non ci si può abituare così, neanche fossimo davanti ad un parente del primario.

Dunque, indagine subito e interrogazione parlamentare se necessario.

Questo caso di normale sanità non deve passare impunito.