La tavola, il tempio della famiglia calabrese.

Il centro della casa, da onorare e vivere insieme ai propri cari, abbuffandosi come reduci da una spedizione di guerra.

E cosa c’è di più bello che avviare i pasti con uno sguaiato “Buon appetito”?

Niente, perché “Buon appetito” è il grido di battaglia di ogni calabrese che si rispetti.

Ci sono però dei fetusi che iniziano a mangiare all’ammucciuna e senza augurare buon pasto ai commensali.

Da oggi la pacchia è finita: per chi non dice “Buon appetito” scatta il carcere duro e addio simpatie da mangiatori solisti!

20 anni di reclusione e vediamo se passa la voglia di ‘mbuccare individualmente.

Fetusi!