Roberto Burioni, un nome una garanzia.

Il virologo più social d’Italia con una sola missione: contrastare ferocemente fake news e disinformazione, riportando al centro del dibattito sul coronavirus visioni e pareri informati.

Dopo aver blastato i ciarlatani di Facebook che o creano allarmismo o minimizzano senza sapere, il Prof. lancia la sua crociata contro gli individui più pericolosi in questa fase di ibridazione del virus: gli anziani delle panchine calabresi, pazienti zero con maledetti fazzoletti di stoffa che non cambiano dagli anni ’80.

Liberano starnuti e secrezioni dentro quei fazzoletti che ripongono nelle tasche come reliquie. Poi insistono e insistono per anni, superando stagioni e influenze di tutti i ceppi. Il patto segreto tra di loro è chiaro: chi cambia per primo il fazzoletto è ricchiuna.

Di Kleenex o Tempo neanche a parlarne, perché quelli sono fazzoletti da femmine.

Il maschio Alfa calabrese over 70 vuole il fazzoletto di stoffa con il bordino rosso o giallo. Utilizzato d’estate anche per asciugare il sudore dietro al collo.

“Sempre lo stesso! Capite di cosa parlo?”, conclude così la sua accorata denuncia Burioni.

La situazione è ogni giorno più delicata.