“Ormai è inutile che ci alziamo da tavola: stiamo seduti a oltranza!”

Sono le 17 e 08 del 25 dicembre e nonno Orazio ha appena preso una decisione storica: unire quattro pasti in uno. È la prima volta che accade in Calabria.

Ma per capire la genesi dell’impresa dobbiamo fare un passo indietro al 24 a mezzogiorno, a quel pranzo che doveva essere un antipasto delle abbuffate natalizie e che invece è presto degenerato in Cenone di Vigilia.

”Tecnicamente per 48 ore qualcuno era sempre presente al tavolo e stava mangiando”, precisano dal World Guinness Records.

In pratica dalle 12 del 24 dicembre alle 23,59 del 25 dicembre almeno un componente della famiglia era seduto al tavolo del salone e stava consumando un pasto.

Sì, avete capito bene: qualcuno ha trascorso la notte di Natale mangiando.

”Ma è normale!” spiega zio Mimmo, uno dei principali protagonisti dell’impresa.

“Ci siamo seduti a tavola il 24 alle 12 per un pasto leggero in vista del cenone, ma erano appena arrivati tutti i figli e i nipoti che vivono fuori e quindi ‘Prova questo’ ‘Assaggia quest’altro che a Milano dove lo trovi’ e si sono fatte le cinque. A quel punto è iniziato il giro dei dolci: torroni, crispelle, petrali, susumelle. Alle sei le donne di casa hanno iniziato a cucinare per il cenone e noi a tavola abbiamo iniziato a spiluccare: capocolli, formaggi, olive. Neanche un’ora e già erano a tavola i primi…”

E fin qui tutto regolare, ma nella notte tra 24 e 25 e nella mattinata di Natale fino a pranzo cosa è successo?

L’impavido zio di Melicucco continua a raccontare: “Dopo il cenone abbiamo accostato i piatti e iniziato a giocare a carte, ma in realtà quasi tutti continuavamo a mangiare: pandoro col gelato, dolci di tutti i tipi, qualcuno ha iniziato ad andare sul pesante col salato – pagnotte e ricottine salate – finché alle 3 non abbiamo deciso di farci una spaghettata. Con l’energia ritrovata abbiamo continuato a stuppiare e pokerare fino alle 7 finché qualcuno sul tavolo non ha fatto comparire quattro vassoi di cornetti. Tra chi andava a letto e altri parenti che accorrevano per il pranzo di Natale, si sono dati il cambio. Loro, perché io onestamente ho fatto tutta la tirata di 48 ore”.

Lo zio è soddisfatto anche se leggermente emaciato in viso, non ha una bellissima cera.

“Dopo quest’impresa ho bisogno di riposo. Almeno otto ore di sonno”.

Gia perché con lo stesso meccanismo, quella colazione rafforzata del 25 con il ritorno delle donne in cucina si è lentamente trasformata in pranzo. Dalle nove, a casa di nonno Orazio, si è ricominciato a cucinare, ed il resto è storia.

Un nuovo pranzo, quello di Natale, che poi è nuovamente degenerato in una cena (nei proclami leggera, ma nella realtà sufficiente a sfamare uno stato di medie dimensioni) che ha impegnato gli apparati digerenti della famiglia fin oltre la mezzanotte quando, zio Mimmo, con un rutto stratosferico ha dichiarato ufficialmente, e finalmente, la fine delle ostilità.