È finito con un blitz dei reparti speciali, dopo oltre trenta ore di assedio, il pranzo di matrimonio che stava tenendo con il fiato sospeso la Calabria.

Termina così, con un’azione risolutiva, uno dei sequestri di persona più singolari della storia recente: quello perpetrato dai parenti degli sposi al personale della sala ricevimenti dove si doveva festeggiare la felice unione.

“I primi invitati si sono presentati già alle undici del mattino” commenta ancora sotto choc il maître del ristorante ‘Le Fagiane’ di Melito Porto Salvo.

“Probabilmente non sono andati neanche in chiesa per essere presenti all’apertura della sala. Figuratevi quanto può essere valso l’invito a tenersi alla larga dal buffet prima dell’arrivo degli sposi”.

E se il buongiorno si vede dal mattino, quello è stato il prologo perfetto di una giornata rivelatasi effettivamente da incubo.

“Aspettavamo 305 invitati”, continua il direttore di sala, “alla fine credo fossero almeno il doppio. Una situazione che era già degenerata prima dell’apertura del buffet!”

Già, perché gli oltre cinquecento commensali, non contenti di un antipasto a loro giudizio ‘non all’altezza’, forse perché effettivamente ‘tarato’ su meno persone, hanno prima ordinato un nuovo giro di fritti e crudi e dopo, non contenti, sono arrivati persino a saccheggiare le cucine.

“Alcuni invitati si sono catapultati direttamente ai fornelli, iniziando a cucinare, mentre altri prendevano d’assalto frigoriferi e congelatori, c’era chi ordinava cibo via telefono e chi addirittura è andato in pescheria e in macelleria a prendere altra roba da mangiare. In quarant’anni di lavoro non ho mai visto niente di simile, davvero!” conclude l’anziano maître.

Ma lo dicevamo prima: questo era solo l’inizio.

Gli invitati, per nulla sazi dell’antipasto ‘rinforzato’, dopo aver dato fondo ai tre primi e due secondi previsti da menù, hanno perseverato nel loro atteggiamento predatorio nei confronti del locale e del personale.

“Sono arrivati a gestire loro i camerieri e le comande. Facevano gli ordini direttamente in cucina. Alcuni camerieri dovevano rimanere fissi ad un tavolo o servire certi invitati, altri dovevano solo  versare il vino. Per non parlare dei cuochi: alcuni sono stati messi ad assistere il padre della sposa mentre arrostiva le salsicce” racconta Erminio G., proprietario del ristorante ‘Le Fagiane’.

Un’occupazione in piena regola, insomma, un sequestro di persona multiplo che è andato ben oltre l’orario canonico del pranzo.

“Siamo abituati a pranzi di matrimonio che iniziano alle due e finiscono alle sette e mezza, per carità, ma le portate sono sempre quelle di un pranzo, appunto! Non che ci rimettiamo a cucinare per la cena. È capitato di fare una spaghettata finale, quello sì. Ma questi volevano fermarsi a dormire qui!

Già perché evidentemente non soddisfatti del saccheggio, gli invitati hanno preteso di fermarsi al ristorante anche per ‘spilucchiare qualcosa per cena’, costringendo il personale di fatto a servire una cena completa.

“Alcuni commensali sono andati via intorno alle nove. Le famiglie con bambini piccoli e alcuni anziani, ma il grosso della comitiva è rimasto in sala e ha preteso di mangiare e dormire qui”, continua Erminio.

Sì perché terminato di cenare, molti degli invitati – ovviamente stremati dalla luculliana mangiata e dalle allegre libagioni – hanno pensato bene di pernottare nella struttura.

“Guardi, scene davvero post-apocalittiche. Gente che dormiva sui tavoli, alcuni sui divanetti all’ingresso, altri addirittura hanno cercato di accedere ad alcune stanze di una dépendance che teniamo a disposizione degli sposi o di invitati che vengono da fuori”.

Ma per gli sfortunati gestori e lavoratori del ristorante non era ancora finita qui.

“Ovviamente la mattina hanno preteso la colazione! E che fai? Dopo che hai dormito fuori, torni a casa a mangiare? Alcuni camerieri e cuochi sono riusciti a scappare nottetempo, ma la maggior parte erano controllati a vista dagli ospiti. Le dico: è stata una vera e propria occupazione, un vero e proprio sequestro di persona”, racconta il ristoratore.

Ma è stato quando gli invitati, dopo essersi fatti servire cornetti e cappuccini, hanno chiesto alla cucina di iniziare a preparare il pranzo che la misura è stata colma.

“A quel punto abbiamo capito che l’incubo non aveva fine. Li abbiamo assecondati in tutto, anche per tenerli buoni e farli andare via prima possibile. A quella richiesta non ci ho visto più e ho chiamato l’esercito”.

È stato, infatti, grazie all’intervento dei corpi speciali dei carabinieri che il pranzo, degenerato in cena degenerato in colazione degenerato in secondo pranzo, ha avuto fine.

Un blitz di sette minuti che ha liberato i 13 camerieri e 5 cuochi costretti da trenta ore a cucinare e servire ad oltranza.

Donne e uomini che portavano sul viso i segni della fatica di provvedere alle necessità alimentari di centinaia di invitati calabresi.

Un’esperienza che, certo, non dimenticheranno facilmente tra chi, come il maître, si ripromette di andare prima in pensione “Piuttosto faccio l’esodato per due anni!”e chi, come il cameriere Giorgio, ha già in mente di emigrare fuori regione “Vado a farmi i matrimoni in Trentino, in due ore sei fuori e con in tasca il doppio della paga!