“Capo! Capo! Mangiunu?”

“Maestrho, Maestrrrho, toccunu?”

Alzi la mano chi, calabrese di nascita o di adozione, non si è mai avvicinato ad un silenzioso pescatore appollaiato sul bastione di un porto per rivolgergli le fatidiche domande.

Capo, mangiano? Toccano? Si prende qualcosa?

La pesca, attività lenta e paziente, specialmente quella da riva. Sport per alcuni, passatempo per altri, in ogni caso lavoro che porta saggezza.

È filosofia di vita, ispira rispetto. Quella del pescatore è un esistenza fatta di dura fatica e attese.

Succede così che alcuni di loro arrivino a un grado di consapevolezza zen da renderli maestri di vita, santoni del vicinato.

Al punto che c’è chi, come ‘mpare Mico, una vita passata tra le spiagge della periferia sud di Reggio Calabria, ha deciso di fondare un movimento politico.

“U partitu ri scazzupoli!”

Scazzupolo, il nome volgare del pagello fragolino, pesce che abbonda nei mari calabresi e che si pesca soprattutto dalle barche al tramonto.

Come gli scazzupoli che escono alla scurata, anche ‘mpare Mico ha le idee chiare.

“Usciamo di sera, in quell’ora senza sole prima del buio. Siamo furbi e intelligenti, ci mimetizziamo, ma siamo pronti ad attaccare in un secondo. Chissu ‘sti sardini? ‘Ndi mangiamu a culazioni!”

Una vita passata con i piedi a mollo e nessuna intenzione di farsi soffiare da sotto il naso la sua fauna ittica.

“Peschiamo da una vita e ora arrivano questi e ci vogliono prendere il nome, ma non esiste! Noi fondiamo il movimento degli scazzupoli, buoni in tutte le salse e da pescare in abbondanza!”

Una nuova figura politica in Calabria, dunque, all’indomani della candidatura del patron del tonno calabrese Callipo.

Tanti movimenti e partiti che si richiamano al nostro amato, e a tratti inquinato, mare.

L’augurio è che dai pesci non prendano quantomeno la favella. Che di muti nella storia calabrese ne abbiamo avuti già abbastanza…