Scandalo nel mondo del giornalismo calabrese, travolto da uno sconcertante caso di mobbing nei confronti di un giovane reporter cosentino.

Il valente giornalista ha inanellato inchieste e reportage di pregio assoluto che, per mesi, hanno dato lustro a un quotidiano fiacco e pieno zeppo di luoghi comuni e banalità.

Per lungo tempo Umberto Calabrese –  questo il nome del giornalista coinvolto –  ha prodotto risultati stupefacenti in termini di scoop e analisi di primo livello sui tanti temi scottanti della difficile realtà regionale.

Per tutta risposta l’editore del quotidiano e il suo direttore avrebbero deciso di corrispondergli un’equa retribuzione, senza sfruttarlo e umiliarlo con valutazioni del tipo “5 euro a pezzo, poi se le visite crescono arriviamo a 7”.

La Federazione Nazionale della Stampa, sindacato di categoria, è subito insorta a difesa di Umberto chiedendo che si faccia chiarezza pubblicamente.

Il buon giornalismo, come insegnano gli americani, si basa sulla trasparenza, è quindi “necessario far luce su una delle pagine più buie del giornalismo locale. Se i fatti fossero accertati, saremmo al paradosso: essere pagati equamente per la professione giornalistica!” – questo il commento di un autorevole addetto ai lavori che ha preferito esprimere la sua costernazione nell’ombra.

Dal canto suo Umberto si dice fiducioso di riuscire a tornare a uno stato di assoluto sfruttamento e spera che quello dell’editore sia stato solo un errore dettato dall’impulsività.

Ho già parlato con il direttore e mi ha assicurato che tutto tornerà presto nella norma. Del resto sono molto soddisfatti del mio lavoro, che sta aiutando il sito del quotidiano a crescere e ad attrarre danarosi inserzionisti. È normale quindi che mi venga riconosciuto un compenso misero e inadeguato. Spero che, quanto prima, mi possano confermare di non poter vivere con lo stipendio da giornalista, integrare la retribuzione con qualcosina in nero è nelle mie corde.

Il Quarto Potere della punta dello Stivale è ormai al tappeto, la toppa potrebbe essere peggio del buco.

La verità dovrà emergere, senza se e senza ma, ne va della credibilità agli occhi dei lettori e della storia.