Kalashnikov usati durante rapine efferate, taniche incendiare lasciate come intimidazione davanti alle serrande degli esercizi commerciali e poi bazooka utilizzati durante le guerre di ‘ndrangheta e bossoli raccolti ancora caldi e catalogati minuziosamente in decine di espositori.

Si presenta così agli ospiti, nel giorno della sua inaugurazione, l’Accademia delle Belle Armi di Rosarno.

Sorta nei locali di un ex caserma dei carabinieri ormai in disuso, l’Accademia ha un obiettivo ambizioso: diventare volano di sviluppo e rinascita per una delle zone più economicamente e socialmente martoriate della Calabria.

“Vogliamo farne un polo d’attrazione nazionale ed internazionale” esordisce raggiante il neo-direttore dell’Istituto Ferdinando Squirinzi.

“Abbiamo accesso ad un patrimonio di armi immenso, a delle risorse infinite. Sarebbe come fare un Museo del diamante in Sudafrica o uno del petrolio in Arabia Saudita!”

Il colpo d’occhio, in effetti, è impressionante: semiautomatiche, bombe a mano, lanciarazzi e mitragliatori di ogni taglia e forma fanno da contorno a migliaia di coltelli a serramanico e katane.

“C’è anche un’immensa sezione dedicata ovviamente alle armi bianche, che da noi non sono considerate figlie di un malavitoso minore”.

Ma la funzione dell’Accademia non si ferma alla mera esposizione delle opere: ”Chiaramente sarà anche possibile usarle, le armi!” precisa il direttore.

“Abbiamo poligoni, bersagli fissi e mobili, un’area di circa quattro ettari destinata all’addestramento e alle simulazioni di attentati e imboscate”.

L’Accademia, che parte con un organico di 23 persone tra docenti, dipendenti, picciotti e affiliati, si pone anche il non secondario obiettivo di incrementare il tasso di occupati in una delle zone con il più alto tasso di disoccupazione d’Italia.

Per sfatare, tra gli altri, anche il mito che ‘non si campa con la cultura’.