Stava per costare cara a Matteo Salvini la sua passione per le divise e i travestimenti. Il ministro degli Interni, infatti, ospite stamattina di una festa patronale in un borgo calabrese, ha pensato male di presentarsi travestito da… maiale.

Una goliardata e insieme un gesto di riconoscimento per uno degli animali più amati dai calabresi.

“Nulla di offensivo o parodistico. Era anche un omaggio ad uno dei simboli della cucina calabrese”, spiega tirando un sospiro di sollievo il ministro.

Già, perché di diverso parere è stato compare Nino, noto allevatore locale, che alla vista di quel ben di Dio ancora in libertà non ha potuto fare a meno di provare a catturarlo.

Ad evitare il peggio ci hanno pensato la scorta di Salvini e alcuni commercianti del luogo, i quali hanno disinnescato la furia di compare Nino prima che potesse compiere un gesto inconsulto.

“Lo abbiamo dovuto tenere in quattro”, racconta Ruggero, venditore ambulante di ‘nduja, “era accecato dalla voglia di salsiccia e costata. Nino prende troppo a cuore certi appuntamenti, come sente la festa patronale lui, in paese nessun altro!”

Placcato e allontanato dagli agenti, l’anziano è stato subito identificato e interrogato nel locale commissariato.

L’uomo ha così provato a giustificarsi: “Ho visto quel maiale che correva libero per strada e ho pensato che servivano giusto altre cinquanta porzioni di carne per la sagra. È deformazione professionale, scusatemi! Per me un maiale così grosso vivo deve essere subito messo nel pentolone!”

Per il momento sembra che a suo carico non ci sia nessuna denuncia.

Chiarito l’equivoco, il ministro infatti ci ha tenuto a perdonare pubblicamente il compare con un abbraccio immortalato in un selfie che sta facendo il giro del web.

“Presto che sono già le due e non ho ancora postato questo bel piatto di maccheroni col sugo della capra”, ha sentenziato quindi Salvini.

Ricomponendo gli animi e riportando l’attenzione su uno degli impegni principali del suo mandato: l’aggiornamento in tempo reale del suo menù quotidiano.