Triplice fischio finale, l’arbitro ha deciso che finisce qui: con la sconfitta per 3 a 1 della squadra di casa.

Una partita come tante, decisa per giunta da un rigore concesso agli ospiti proprio nel momento migliore dei locali. Tiro dagli undici metri al novantesimo, portiere spiazzato e ogni tentativo di rimonta che diventa vano. Il giusto finale al cardiopalma di un incontro teso e combattuto.

Gli ingredienti giusti per una tragedia annunciata.

“Già dopo l’assegnazione del rigore la situazione ha iniziato a degenerare” racconta Bruno Perpignani, fischietto designato a dirigere la delicata partita tra Bovalinese e Africo.

“I giocatori della squadra di casa non mi hanno accerchiato, nessuno ha preso a spingermi e dagli spalti neppure un insulto. Non sono dovuto indietreggiare di un millimetro. Era un fallo netto, ma che nessuno protestasse: manco fossimo in Svizzera!”

Un comportamento anomalo che ha insospettito anche l’osservatore arbitrale presente in tribuna.

“In certi campi siamo abituati al peggio. Mi aspettavo almeno un ‘arbitro cornuto’ o il classico ‘buttana i to mamma!‘ Magari un lancio di accendini, qualsiasi cosa. Invece niente…”

Si trattava, in realtà, solo del prologo di un’escalation di fair play davvero esecrabile.

“Immaginavamo la classica caccia all’uomo nei minuti finali. Interventi fuori tempo dettati da rabbia e frustrazione. Sa, quelle belle scivolate da dietro o gli scozzettoni mollati in corsa. Insomma la solita partita di Promozione che finisce in otto contro nove, con tre o quattro espulsi dalla panchina”, continua l’osservatore.

Invece nulla di tutto questo: i giocatori di casa ormai esausti hanno assistito composti al possesso palla degli ospiti.

“Ho fischiato la fine dopo quattro minuti di recupero e quando ho messo il fischietto alla bocca mi sono idealmente fatto il segno della croce” riprende l’arbitro.

“Ho fatto un saltello e mi sono guardato intorno, pronto a correre verso gli spogliatoi. Chiaramente avrei messo a referto eventuali risse e comportamenti antisportivi tra i calciatori delle due squadre, mica penso solo a me stesso. Anche se in certi campi punti soprattutto a non lasciarci la pelle. Invece intorno vedevo solo strette di mano e pacche sulle spalle, i due capitani si sono pure avvicinati a complimentarsi per l’arbitraggio!”

Una situazione al limite dell’inverosimile. Una condotta vergognosa quella tenuta da calciatori, tecnici e spettatori.

Nessun fallo cattivo, nessuna minaccia nemmeno velata, nessun capannello intorno all’arbitro, non un inseguimento e nessun ferito. In sintesi una bruttissima giornata per lo sport calabrese.

“Non potevo credere ai miei occhi e alle mie orecchie: nessuno spintone, nessun fuggi fuggi, nessuna offesa pesante. Davvero una brutta pagina di sport” conclude Perpignani.

E in serata, come ciliegina sulla torta, arriva anche la ferma presa di posizione della Lega Nazionale Dilettanti che in una nota annuncia l’apertura di un’inchiesta.

“Andremo fino in fondo” fanno sapere da Roma “perché comportamenti come quelli visti in Bovalinese-Africo diventino episodi sempre più marginali e marginalizzati da tutta la comunità calcistica!”